La storia è un faro che illumina le coscienze.
Sorvolare sulla storia alla maturità ci sembra una scelta riduttiva e non congrua per
le effettive potenzialità dei giovani maturandi. Quindi non una effettiva facilitazione di
offrire loro opportunità di riflessione e di crescita, ma una penalizzazione e una
carenza formativa. Infatti l'identità della persona è legata necessariamente, non solo
al proprio vissuto, ma anche a quello collettivo, sociale e culturale della realtà di
appartenenza, di un territorio, di un popolo, di una nazione.
Senza la storia non si sviluppa la comprensione del presente che risulta troppo
lontano dal passato. I giovani verrebbero impoveriti della capacità di maturare la
consapevolezza del loro presente, non scisso dalle radici culturali del proprio vissuto
e di quello altrui e degli altri popoli. E senza conoscere le proprie radici culturali e
identitarie diventa difficile trovare il senso della personale esistenza, capire a fondo
se stessi e scegliere liberamente la qualità del proprio essere nel mondo. Senza le
radici storiche non ci può essere autentico futuro perché verrebbe meno la
progettualità sul senso della esistenza e della vita in base alle scelte di ognuno,
consapevoli, riflettute, libere.
La Storia è un faro che illumina le coscienze, è linfa vitale per l’albero della
formazione delle giovani generazioni, che hanno bisogno di conoscere la realtà di
appartenenza nel suo divenire storico. Capire la storia, i nessi logici tra gli eventi,
comprendere le ragioni è anche una opportunità per incidere personalmente sulla
realtà, desiderandone anche una migliore e di vederne l’attuazione grazie anche al
contributo di ognuno. La storia è una risorsa per poter dare ai giovani la possibilità di
guardare oltre I limiti delle situazioni contingenti, operando scelte che sanno
interpretare i reali bisogni degli uomini. E per I giovani il bisogno principale è quello
di dare senso al loro vivere.
I giovani sono assetati di senso e di pienezza...abbandonare la storia nel tempo della
tecnologia avanzata è come abbandonare l'anima per entrare solo in una
dimensione virtuale, meccanica, ripetitiva, robotica, priva di creatività. Sempre più
giovani non capiscono la storia, non l'amano, non ne possiedono la chiave di lettura
perché si sono abituati al computer e ai quiz. Non amano il romanzo storico dove c'è
bisogno di entrare in una dimensione che non sia la propria,prediligono I gialli,si
appassionano alla trama e trovano noiosa la descrizione.
La mancanza di empatia nel nostro tessuto sociale sta diventando la vera piaga! La
scuola dovrebbe insegnare l'empatia ai bambini , ai giovani ... la chiusura,
l'individualismo generano narcisismo e mancanza di partecipazione vera, non
condizionata, alla vita comunitaria. Senza lo studio della storia verrebbero a mancare
le condizioni e le motivazioni alla interazione morale, che ci abitua ad agire in
maniera empatica e a riflettere sulla interiorità di chi abbiamo accanto. La scuola, in
quanto istituzione, è chiamata a porre l'attenzione alla interazione tra emozioni,
concetti e significati per promuovere la responsabilità individuale, lo sviluppo delle
competenze sociali e la formazione del cittadino.
La struttura di una coscienza sociale, civile e morale può avvenire solo in una
dimensione storica, aprendosi ad una riflessione su questioni e problemi importanti e
complessi che riguardano il nostro tempo, quali i valori, gli ideali, le azioni, i conflitti,
la guerra e la pace nel mondo.
Prof. Giuliana Ammannati
pedagogista clinico Anpec docente filosofia e scienze umane
“Gentile Prof.ssa Giuliana Ammannati Grazie davvero. Sottoscrivo integralmente la
sua riflessione. Cordiali saluti.”
Senatrice Liliana Segre,Senato della Repubblica italiana
Si ringrazia la senatrice Liliana Segre per attenzione e gentilezza al nostro intervento
e alla nostra persona.
Giuliana Ammannati.